July 4, 2023

Cultura e Suono: Scopri Le Due Chiavi del Bilinguismo

INSPIRATIONAL

"The limits of my language mean the limits of my world."

Non è mai tardi per diventare bilingue!

Introduzione al Metodo
Frau Zorzenon

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Ludwig Wittgenstein


A oggi sono oltre 3000 gli iscritti a Code-Switching, il corso di inglese che oltre, a insegnare la lingua, crea anche le condizioni affinché chiunque – indipendentemente dall’età o dal livello di partenza – possa diventare un perfetto bilingue, in poco tempo e studiando per lo più da autodidatta.

Frutto di un’estensiva attività di ricerca condotta dalla ricercatrice e linguista montessoriana Fabrizia Zorzenon, Code-Switching è il corso per chiunque senta il desiderio reale e profondo di fare dell’inglese la sua seconda madrelingua.

L’efficacia del corso è garantita dal Metodo Frau Zorzenon, sul quale Code-Switching si basa. D’ispirazione montessoriana, questo è un metodo che si distingue da quelli tradizionali perché affronta lo studio della lingua non a partire dalla grammatica, ma da quegli elementi che da bambini hanno permesso lo sviluppo della nostra madrelingua, vale a dire Cultura (Osservazione) e Suono (Ascolto). “Quando nasciamo — spiega Fabrizia — non veniamo al mondo con un italiano preinstallato: diventiamo madrelingua a tutti gli effetti nel corso della nostra vita e in modo del tutto spontaneo e naturale, limitandoci semplicemente a osservare e ascoltare quello che accade intorno a noi. Attraverso l’osservazione ci appropriamo di quelle immagini che andranno poi a popolare la nostra mente e a definire il nostro modo di pensare e di vedere le cose; l’ascolto, invece, ci consente di rieducare il nostro orecchio e di appropriarci di quei suoni che compongono la lingua”.

Di questo ne parlava già Noam Chomsky , padre della linguistica moderna quando, negli anni ’50, attraverso le sue ricerche, iniziò a porre l’accento sull’innata abilità che l’essere umano possiede nel riuscire ad apprendere una qualsiasi lingua semplicemente rielaborando ciò che occhi e orecchie sono stati prima in grado di catturare. Questa abilità è resa possibile da un dispositivo che lui definisce LAD (Language Acquisition Device), che è contenuto nel nostro cervelletto e che si può essere immaginato come un programma congenito – un cassetto che possiamo aprire – capace di farci apprendere facilmente un qualsiasi idioma semplicemente venendo a contatto con esso, senza quindi passare per lo studio della grammatica; proprio come da bambini è accaduto con la nostra madrelingua. Quest’ultima, infatti, abbiamo iniziato a studiarla a scuola solo a partire dalla quarta elementare, quando la madrelingua era ormai ampiamente formata e la grammatica è diventa lo strumento in grado perfezionare una lingua che appunto già esiste. Questo principio vale sia per la nostra madrelingua, sia per ogni altro idioma che si desideri imparare a parlare: prima si crea la lingua (ovvero si impara a conoscerla e a parlarla), poi la si rifinisce con la grammatica. Il contrario non ha senso.

Come sottolinea anche Frau Zorzenon, ideatrice del metodo e fondatrice di Ricercare Per Imparare, la scuola di lingue per lo sviluppo del bilinguismo, “La grammatica ha senso insegnarla unicamente a chi la lingua già la conosce ed è in grado di apprezzarla. Soprattutto quando si ha a che fare con lingue appartenenti a ceppi linguistici differenti dal proprio, è praticamente impensabile immaginare che una persona possa afferrarne realmente la grammatica (o il vocabolario) se prima non la si mette nelle condizioni di fare propri il pensiero e i suoni che l’hanno determinata. Viceversa, partire da quest’ultimi non solo ti permette di appropriarti delle sue regole con estrema facilità, ma ti consente soprattutto di sviluppare in poco tempo una consapevolezza della lingua tale che parlarla diventa automatico e naturale”.

Per riguarda la lingua inglese, comprenderne la cultura (pensiero) è cruciale per riuscire a dare innanzitutto alle parole la giusta interpretazione. Come spiega infatti Fabrizia Zorzenon, “Per riuscire a comprendere realmente una lingua e per dare alle parole il giusto peso e valore, è necessario studiarla all’interno del suo contesto culturale. Non si può studiare una lingua disconnettendola dalla cultura che l’ha creata. Farlo significherebbe far perdere di senso alla lingua, la quale non diventerebbe altro che una combinazione casuale di disegni grafici… proprio come il gioco dello Shangai.” E purtroppo, la maggioranza dei fraintendimenti linguistici nei quali noi italiani cadiamo di frequente nasce proprio dalla pretesa di parlare inglese continuando però a pensare in italiano. Il nostro intento è quindi quello di parlare inglese senza però tenere conto del punto di vista della cultura di riferimento, che è così distante da quello italiano che, molto spesso, alla stessa parola vengono attribuiti significati completamente differenti, portando queste due lingue a non essere direttamente traducibili. Per esempio, un semplice “not bad” potrebbe essere letteralmente tradotto da un italiano con “non male”; per un britannico, invece, la medesima parola equivale a “wow, che figata!”.

Inoltre, imparare ad appropriarsi del pensiero inglese offre un’importante chiave per comprendere realmente come funziona la grammatica inglese e, quindi, per dare un senso concreto e tangibile a quella miriade di regole ed eccezioni che la fanno apparire molto spesso complessa e arzigogolata, quando invece è estremamente basica ed elementare. Ma per cogliere questa semplicità, la grammatica inglese va studiata con il “metodo inglese”, vale a dire seguendo la logica anglosassone, la quale è così distante da quella italiana che molto spesso la comparazione tra le due lingue è praticamente impossibile. Parafrasando Bill Bryson, studiare inglese continuando a pensare alla latina è un po’ come giocare a basket sui pattini da ghiaccio: ti fai solo tanto male.

“La grammatica inglese appare a prima vista complessa e confusionaria per la sola ragione che le sue regole e la sua terminologia sono basate sul latino – una lingua con cui l’inglese ha però davvero poco in comune”. (Bill Bryson)

Per quanto riguarda invece il suono, si intende la capacità di imparare ad ascoltare in inglese, ovvero “imparare a sentire la lingua con le orecchie di un inglese”. E questo è un altro passaggio chiave per una semplice ragione. Imparare a sentire in inglese è la condizione di base per riuscire a parlare questa lingua. Per riprodurre correttamente i suoni che escono dalla nostra bocca occorre infatti che il nostro orecchio sia prima in grado di sentirli nitidamente. Come spiegava l’otorinolaringoiatria francese Alfred Tomatis, già negli anni 50, “la nostra capacità di riprodurre i suoni di una lingua è direttamente proporzionale alla nostra capacità di sentire gli stessi”. E purtroppo (o per fortuna), la lingua inglese lavora su frequenze e velocità che l’orecchio italiano, se non preventivamente educato, non è in grado di registrare.

Per fare un esempio, mentre l’orecchio italiano è naturalmente tarato per lavorare su frequenze che viaggiano tra i 2.000 e i 4.000 htz, la lingua inglese si compone per lo più di suoni acuti e sibilanti, che possono arrivare anche ai 20.000 htz. Questi sono suoni che per poter essere sentiti chiaramente (e poi riprodotti) necessitano innanzitutto di un orecchio molto sensibile, con qualità simili a quello di un impianto stereo ad altissima fedeltà.

Infine, educare l’orecchio ad avere un chiaro apprezzamento dei suoni e della musicalità della lingua è fondamentale perché è proprio questa che, attraverso il tuo pitch e ritmo, detta le linee guida sulle quali si strutturano poi la grammatica e la sintassi.

“Per imparare a comprendere e a parlare in inglese occorre innanzitutto allenarsi nell’ascolto dei suoni di questa lingua al fine di sentirli nitidamente. Se il mio orecchio non ha l’immagine chiara e distinta di un suono, la mia bocca non sarà in grado di riprodurlo, anche se sulla carta so come si scrive. Questa non è filosofia. Questa è biologia pura.” (Fabrizia Zorzenon)

PER CONCLUDERE

Qualsiasi sia la lingua che si vuole studiare con l’obiettivo di parlarla in modo naturale (quindi da madrelingua), le componenti suono e cultura giocano un ruolo cruciale in quanto chiavi per comprendere a fondo la lingua, per sviluppare una comprensione profonda e una consapevolezza tale di essa che parlarla diventa poi del tutto scontato e naturale, proprio come avviene per la tua lingua madre. Cultura e suono ti permettono infatti di dare un senso concreto alla lingua, dandoti modo di sentirti a tuo agio con essa e mettendo da parte i dubbi e la frustrazione causati dalle difficoltà nell’apprendimento.

Poi, dato che le parole che escono dalla nostra bocca altro non sono che suoni ai quali il nostro cervello associa delle immagini (pensiero), Cultura e Suono rappresentano di fatto il loro codice sorgente, l’ingrediente madre della lingua; quel seme che, seminato dentro di noi, ci permetterà di far crescere organicamente e naturalmente la lingua dentro di noi come se fosse qualcosa di innato.

Infine, partire da Cultura e Suono equivale a riaprire il Cassetto di Chomsky e risvegliare quel bambino poliglotta che vive dentro ciascuno di noi. Come spiega Frau Zorzenon,il dispositivo LAD di Chomsky può essere infatti immaginato come un cassetto, prensente all’interno del nostro cervelletto, all’interno del quale sono contenute già tutte le lingue del mondo e che non aspetta altro che essere riaperto. Per farlo, servono solo due chiavi, che sono proprio Cultura e Suono, le Chiavi del Bilinguismo.

Code-Switching, che vede l’applicazione del Metodo Frau Zorzenon allo studio della lingua inglese, va ben oltre il mero insegnamento dell’idioma. Il fine ultimo di Code-Switching è usare la lingua inglese per lavorare in profondità laddove chiunque possiede il dominio di ogni lingua. Code-Switching usa l’inglese per riaprire il cassetto, ossia per sbloccare il canale delle lingue così da portarci sulla strada del poliglottismo.

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